Cava abusiva a Milo nel parco dell’Etna: i Carabinieri hanno sorpreso una motopala gommata e un camion da cava mentre estraevano materiale basaltico lavico. Il titolare è stato sospeso e la cava sequestrata.
Cava abusiva a Milo: la scoperta dei Carabinieri
I Carabinieri del comando per la tutela Ambientale hanno sequestrato nel Parco dell’Etna a Milo una cava abusiva. I militari hanno scoperto, infatti, una motopala gommata e un camion che stavano trasportando rocce da scavo. Gli autisti stavano eseguendo operazioni di estrazione di materiale basaltico lavico per trasportarlo poi presso un vicino impianto di frantumazione inerti.
Le verifiche e il verbale di sequestro
I Carabinieri hanno verificato le documentazioni in possesso del titolare dell’azienda e hanno bloccato le operazioni. Dopo le prime indagini è emerso che l’area in esame ricade nella Zona “D” del Parco dell’Etna, territorio che è sottoposto ad uno speciale vincolo naturalistico e paesaggistico. In tale area, infatti, è assolutamente vietato condurre attività che ne alteri l’aspetto, soprattutto è proibita ogni attività estrattiva.
Il titolare non era in possesso della documentazione autorizzatoria per estrarre in quel determinato punto. I Carabinieri hanno così disposto un sequestro preventivo dei due mezzi e del materiale basaltico lavico estratto. Il verbale di sequestro, con carattere d’urgenza, è stato trasmesso poi al magistrato di turno della Procura della Repubblica di Catania, Dott.ssa Margherita Brianese. Ritenute valide le motivazione, il magistrato ha richiesto la convalida al Gip del Tribunale di Catania che l’ha concessa. Il titolare è stato, dunque, denunciato per aver scavato senza preventiva concessione estrattiva e per aver deturpato i luoghi sottoposti a speciale tutela paesaggistica.

Cava abusiva a Milo: non è il primo caso
Nell’ultimo anno sono 5 le aziende che hanno subito dei sequestri nei territori di Mascali e Milo. Le cave abusive scoperte dai Carabinieri sono 7 in totale, tutte prive delle autorizzazioni richieste per operare in luoghi considerati “protetti”.
Già il Parco dell’Etna aveva anche un precedente nel 2011. La Guardia di Finanza di Riposto aveva sequestrato a giugno di quell’anno un’area di circa 15.000 metri quadri in una zona protetta del parco, proprio per le stesse motivazioni. Addirittura, quell’estrazione è stata quantificata in circa 200.000 metri cubi di materiale lapideo.
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Ma non è bastata la precedente farsa della Diciotti finita con l’assoluzione di Salvini per la demenziale denunzia di una toga rossa? I poveri migranti sbarcati sotto minaccia di sequestro di persona se la sono squagliata, anche per la mancata promessa di accoglienza del Vaticano, tutti come clandestini. Ora ci ritroviamo di fronte ad un maldestro tentativo di ricatto emotivo senza una benché minima ragione di subire la totale retromarcia di un’Europa falsa, egoista e vile!. Forza Salvini ! Leonida.laconico@gmail.com