Caso Sarti, immagini private diffuse via WhatsApp?

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Il caso delle immagini di Giulia Sarti sta letteralmente esplodendo, infatti, il divieto del Garante sono diffuse attraverso messaggi WhatsApp e Facebook.

Immagini Sarti diffuse via WhatsApp?

Le foto di Giulia Sarti si stanno diffondendo attraverso i vari servizi di messaggeria come WhatsApp. A riportarlo è Agi.it. Come riportato dal Vimiale, sulla rete non vi è traccia ne di video ne di foto dell’ex presidente della Commissione Giustizia della camera dei Deputati, auto sospesa, dall’incarico e dal M5s dopo lo scandalo di rimborsopoli. I video e le immagini però sarebbero diventate virali. A seguire la vicenda è in prima persona il ministro degli interni Matteo Salvini. Lo stesso ha dichiarato che questa “è una vicenda disgustosa e molto grave. È nostro dovere proteggere la libertà e la privacy di Giulia Sarti e delle altre persone, spesso giovani, che subiscono e/o hanno subito lo stesso vergognoso trattamento”.

Due giorni fa le indicazioni del Garante

Due giorni fa le raccomandazioni da parte del Garante, che ricordava come fosse vietata la diffusione delle immagini riguardanti la sfera intima privata. Raccomandazioni che erano seguite dopo che Lilli Gruber a Otto e Mezzo aveva detto dell’esistenza nelle mani degli organi di informazione di tali immagini. Il caso potrebbe dare un’accelerazione all’iter di legge sul divieto di diffusione non autorizzata di immagini con contenuti a sfondo sessuale. Come se ci fosse bisogno di un divieto su un qualcosa che già è vietato per legge e di cui (vedi sopra) il Garante si è già espresso citando norme e codici deontologici.

Gruber ironizza? La giornalista: “Non è vero”

Nel frattempo arrivano anche le critiche verso la giornalista Lilli Gruber che secondo Maria Edera Spadoni, vice presidente della Camera, avrebbe ironizzato dicendo in diretta a Otto e Mezzo “chi di spada ferisce, di spada perisce”. La giornalista si è appellata alle registrazioni della puntata andata in onda ed ha respinto con forza le accuse.

Sarti vittima o carnefice?

Da parte de “Le Iene“, arrivano anche delle precisazioni sulla loro inchiesta che era centrata sul microcredito non restituito e su dove fossero finiti quei soldi. Forse, dicono dalla redazione del programma di Mediaset sono “stati dedicati anche all’eventuale acquisto di apparecchi di videosorveglianza forse per girare filmini privati. Questo non c’entra nulla con la diffusione del materiale rubato all’onorevole anni fa dalla sua posta elettronica. La diffusione delle sue foto intime, oltre che un reato, è una vera violenza”.

Le domande dell’inchiesta de “Le Iene”

Da “Le Iene continuano dicendo che “Affrontiamo il problema dei video che sarebbero stati registrati a casa di Giulia Sarti esclusivamente perchè è una questione di pubblico interesse se, come ha sostenuto Bogdan, un onorevole, per di più con un ruolo delicato prima in Commissione Antimafia, poi in Commissione Giustizia, abbia o meno registrato tutte le persone che entravano a casa sua, a maggior ragione se a loro insaputa”, prosegue la nota, “è vero che Giulia Sarti ne era conoscenza? O è stata ancora una volta vittima di qualcuno tecnologicamente più esperto di lei?.”

Infine, la questione diventa ancora più rilevante nel caso in cui, come raccontato dall’ex Bogdan, se questi video fossero veramente finiti nelle mani di una terza persona, che dichiara di essere in possesso di una copia di tutti i filmati e che però nulla ha a che fare con i soggetti ripresi e non ha alcun diritto su quelle immagini“, concludono Le Iene, “la nostra inchiesta si basa su queste domande, che nulla c’entrano certo con il “revenge porn” o con la diffusione di materiale privato dell’onorevole. Sono temi delicatissimi, che come sappiamo in alcuni casi hanno portato addirittura alla morte di chi ne è stato vittima, come nel caso di Tiziana Cantone, di cui anche noi ci siamo occupati“.

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