Bambino ucciso a Napoli, la verità shock sulla morte del piccolo Giuseppe: “Le maestre sapevano”

2
1700

L’omicidio del piccolo Giuseppe, il bambino ucciso a Napoli, si arricchisce di dettagli raccapriccianti. A parlare questa volta è la sorellina della piccola vittima.

Bambino ucciso a Napoli, colpito a calci e pugni

L’infanticidio del piccolo Giuseppe ha colpito l’opinione pubblica per la brutalità con cui è stato compiuto. Il piccolo Giuseppe di soli 7 anni è stato ucciso dal compagno della mamma, Tony Sessoubti Badre. L’uomo ha picchiato il piccolo, prendendolo a calci e pugni, secondo quanto reso noto, l’uomo ha colpito il bambino anche con colpi di scopa. Il movente del delitto sarebbe riconducibile al fatto che lui e la sorella Naomi saltassero sul letto.

Quel drammatico giorno la mamma del piccolo Giuseppe, anche lei arrestata, ha cercato di curarlo con delle pomate ma a nulla è servito. Quando nella casa di Cardito è arrivato il personale medico del 118. La furia omicida di Tony Sessoubti Badre ha colpito anche la sorellina di Giuseppe, un anno più grande della vittima. La piccola è stata ricoverata in gravissime condizioni e miracolosamente viva dopo l’accaduto.

continua dopo la foto

Tragedia a Napoli
Casa in cui è stato ucciso il bambino di sette anni

La verità shock sulla morte del piccolo Giuseppe

L’attività investigativa relativa all’infanticidio del piccolo Giuseppe, ucciso a calcia e pugni, continuano senza sosta. Secondo quanto reso noto da Leggo.it, il Gip Antonella Terzi nel fascicolo parla anche di accuse all’istituto scolastico che non avrebbe mai segnalato alle autorità le violenze subite dai due bambini, confermato anche da Naomi di 8 anni che in ospedale ha affermato che Tony Sessoubti picchiava sempre lei e il fratello. I due bambini a scuola, spesso, mostravano i segni delle percosse subite. Secondo quanto reso noto le due maestre di Naomi, Francesca Cennamo e Emanuela Coscione, come dimostrato da alcune intercettazioni telefoniche, erano a conoscenza di quanto stesse succedendo.

Il Gip Terzi, nel fascicolo, secondo quanto reso noto sempre da Leggo.it, scrive: “Che le due sapessero e avessero ben compreso i rischi che correva Giuseppe, è accertato dalle telefonate intercorse tra loro e con alcuni familiari nelle ore immediatamente successive alla morte del bambino“. In particolar modo, Emanuela  Coscione aveva definito quella del piccolo Giuseppe ‘una morte annunciata’. Durante una telefonata con il fratello avrebbe dichiarato: “Lo picchiava a sangue io lo avevo segnalato alla preside perché veniva tumefatto a scuola“.

Vuoi rimanere sempre aggiornato?
Seguici su Facebook, Twitter e iscriviti al nostro canale Telegram.

2 Commenti

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Inserisci il tuo nome qui