Dopo 42 giorni il Policlinico di Hammamet restituisce salma italiano

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La notizia è stata data dai legali dei familiari Pilar Maria Dolores Castiglia e Pierpaolo Lucifora che hanno seguito la vicenda.

“Si è conclusa positivamente la drammatica vicenda umana, a tratti grottesca, di cui è risultato protagonista suo malgrado il nostro connazionale catanese Francesco Marchese deceduto il 6 luglio scorso in Tunisia presso il Policlinico di Hammamet, ove si trovava per ragioni di lavoro.

Per oltre un mese la struttura ospedaliera in questione ha opposto il proprio rifiuto alla restituzione della salma, pretendendo la “regolarizzazione” del debito maturato dal povero defunto durante il periodo di ricovero, pari alla esorbitante somme di euro 26.000, corrispondenti all’incirca a 80.000 dinari tunisini.

Nella giornata del 19 agosto, il corpo è stato restituito senza alcuna condizione ai familiari così da garantirgli, finalmente, la tanto agognata sepoltura.

In tal senso è risultato determinante il supporto offerto sul luogo dal dr. Giuseppe Garozzo, quale Presidente del Centro Assistenza Italiani nonché delegato Anfe per la Tunisia (A.N.F.E. Associazione Nazionale Famiglie degli Emigrati), coadiuvato dall’avvocato della stessa associazione, Rim Mehri, i quali, in sinergia con gli avvocati Pilar Castiglia e Pierpaolo Lucifora, sono riusciti nel risultato sperato grazie a un’ordinanza giudiziaria ottenuta in via d’urgenza dal Presidente del Tribunale di Grombalia.

Da apprezzare sicuramente in questo difficile contesto, insieme alla professionalità messa in campo dai legali che si sono occupati del caso, il grande senso di umanità mostrato dal dr. Giuseppe Garozzo, tra l’altro catanese di nascita, a cui va un sentito ringraziamento per quanto fatto nonostante il delicato momento politico istituzionale in cui si trova oggi il paese tunisino. Si reputano poco incisivi, invece, i tentativi dell’Ambasciata a Tunisi volti a ottenere il corpo del defunto mentre dalla Farnesina, il cui intervento è stato esplicitamente richiesto in più occasioni dai familiari, è stato registrato ad oggi il totale silenzio sulla vicenda. Con grande rammarico, i legali esprimono il loro disappunto per la “distanza” tenuta dagli organi istituzionali dalla vicenda trattata sebbene riguardante un cittadino italiano, le cui spoglie sono state indebitamente “trattenute” da una struttura ospedaliera senza alcun titolo, anzi per motivi definibili infimi.

Un grazie sincero è rivolto a codesta e alle altre alle testate giornalistiche che hanno dato la giusta risonanza mediatica a quanto narrato, nel tentativo di svegliare le coscienze sulla vicenda umana angosciante vissuta dai familiari del defunto, rimasto in attesa di una degna sepoltura a causa di basse questioni economiche.

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