Sandro Mangano (FI): «Sono omosessuale, ma non chiamatemi “fragile”»

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Sandro Mangano

È trascorso qualche giorno da quando si è votato per il sì alla tagliola verso il Ddl Zan, al Senato, con ben 154 voti favorevoli alla proposta.

Il contestato disegno di legge sembra ormai passato, come un vestito comprato (presso la Camera dei deputati) e mai indossato, da mettere definitivamente via.

Ma adolescenti arcobaleno, influencer e una fetta di Lgbt non risparmia le polemiche contro gli elementi “reazionari” e i franchi tiratori dell’aula seconda (last but not least) del Parlamento. Perfino contro gli omosessuali che non si conformano al pensiero diffuso del provvedimento Zan come unico barlume di speranza per la totale affermazione dei diritti civili.

Lo sa bene Sandro Mangano, giovane politico catanese, imprenditore e insegnante omosessuale che viene contrastato e non poche volte coperto di insulti della caratura di: “Omosessuale omofobo”, “Venduto”, “fascista”. Giusto per citare i più compìti.

Intervista di Mari Cortese

Se le dico che il paese torna al Medioevo sui diritti civili, senza l’approvazione del Ddl Zan, cosa pensa di quest’affermazione?

Intanto penso che si spari a zero sul Medioevo. Basterebbe ascoltare qualche lezione del medievalista Barbero per comprendere quanti pregiudizi infarciscono questo lasso di tempo storico. Comunque l’Italia non è un paese che si può definire indietro in materia di diritti civili: un numero sempre maggiore di coppie Lgbt consolida civilmente il proprio rapporto, è libero di camminare per strada tenendosi la mano, sfila e manifesta apertamente sul tema. Durante alcune manifestazioni si scrivono sui cartelli frasi d’ogni sorta, a volte anche inopportune e offensive nei confronti di chi non si allinea a certe idee. Eppure nessuno si permette di dire nulla.

Se questa è negazione dei diritti umani e civili, faccia lei. Penso che bisognerebbe ricordarsi di paesi come l’Afghanistan e il Myanmar, prima di azzardare certe affermazioni.

Quindi non ci sono discriminazioni nei confronti della comunità Lgbt?

Le discriminazioni ci sono, soprattutto al giorno d’oggi, anche per chi osa professarsi cattolico. Per chi è povero. Per chi è brutto. Per chi è grasso. Le discriminazioni ci sono sempre perché come ho detto durante un’intervista recente, sono nell’indole di parecchi uomini. Allora che facciamo? Creiamo aggravanti ad hoc per ogni categoria che venga discriminata, appesantendo ulteriormente l’apparato burocratico?

Da considerare che la legge 7771, art. 48 protegge già dalle discriminazioni per razza, nazionalità, genere, orientamento sessuale.

Quindi la minoranza Lgbt+ non rientra nelle categorie fragili?

Intanto mi faccia il favore di togliere quella “+”. La nostra è una società dove ci sono già troppe etichette da supermercato. Io sono Sandro e mi qualifico per il mio lavoro e la mia persona. Non certo per il mio orientamento sessuale, anche se questo è noto a tutti.

E che nessuno si permetta di catalogarmi come “fragile”: dove sta la mia debolezza nell’amare il mio compagno? Sono perfettamente normodotato e, per questo, uguale agli altri.

Se fosse passato il provvedimento, chi ha scritto sulla scalinata Alessi di Catania poco tempo fa “Gay merda” oggi sarebbe punito?

Anche allo stato attuale sarebbe punito. Lo dicevo poc’anzi. La Costituzione afferma la pari dignità di tutti i cittadini e la legge Mancino condanna frasi e gesti discriminatori. Esiste perfino l’aggravante di reato per motivi abietti o futili. Ma va individuato il colpevole.

In che modo si è schierato contro questo gesto?

Sono stato il primo a depositare una denuncia a carico di ignoti. È un gesto codardo e vergognoso, effettuato proprio in un luogo del centro storico di Catania dove molti della comunità Lgbt sono soliti incontrarsi.

Potrebbe anche trattarsi di qualche ragazzino stupido che si diverte a provocare senza necessariamente nutrire reale rancore. Ciò non toglie che chiunque faccia tali gesti meriti una lezione. E gli strumenti li abbiamo anche oggi, per fortuna.

Molta gente ce l’ha con la Chiesa, coi “fascisti” e con Italia Viva, ritenuta subdolamente responsabile della tagliola in Senato e attaccata con parole d’odio, spesso da chi proclama tolleranza e amore. Anche lei ritiene i renziani parte di questo complotto?

Il PD è il responsabile principale, a parer mio. È noto come Italia Viva e il centrodestra volessero mediare su alcuni articoli, in particolare l’1, il 4 e il 7: proprio quelli che con l’aggravante sulle violenze non c’entrano assolutamente niente. Il dialogo era pronto, ma i piddini hanno preferito il muso duro contro “i fasci”, mettendo da parte perfino le perplessità di alcuni elementi interni al partito, come la senatrice Valeria Valente e il senatore Tommaso Cerno.

Mi sorge quasi il dubbio che nemmeno il PD volesse realmente l’approvazione dello Zan, ma gli abbia fatto comodo per allargare i consensi, salvo poi versare lacrime di coccodrillo e fare del vittimismo sapendo benissimo che, alle condizioni note a tutti, non sarebbe passato mai.

E la Chiesa? Si può immischiare negli affari di Stato?

Posto che esiste un trattato chiamato Concordato Stato-Chiesa, che non va leso, il Vaticano ha solo espresso delle perplessità sugli articoli sopracitati, in particolare sull’art. 7. Non mi pare, comunque, sia la prima volta che la Chiesa inviti alla riflessione: quando Papa Francesco si è espresso sull’accoglienza dei migranti, ricordo che stavano tutti lì ad applaudire. Ingerenza a convenienza.

Lei è cattolico. Viene discriminato per questo?

Sono cattolico praticante e nessun ministro o componente della comunità credente ha mai interferito sulle mie scelte né mi ha giudicato. Non posso dire lo stesso da parte di chi non condivide il mio pensiero sulle mie scelte di fede.

Comunque, mi viene in mente una cosa che non c’entra con la domanda. La posso dire?

Certo, se non si dilunga.. 

Sembrerà scontato, ma si fa confusione fra unioni civili e matrimonio: le prime sono una cosa e il Papa si è sempre dimostrato favorevole a ciò, sin da quando era cardinale arcivescovo di Buenos Aires. Parliamo di molti anni fa. Il matrimonio in Chiesa, che da sempre nella storia si celebra tra uomo e donna in grado di procreare, è altro.

Non mi sembra, a proposito che Islam, Buddhismo, Induismo o altre religioni sposino coppie Lgbt. Si parlava di un’apertura della Chiesa valdese qualche anno fa, in particolare di benedizione delle coppie omosessuali e non di matrimonio, ma non mi sembra ci siano stati avanzamenti ad oggi. Allora perché sempre la Chiesa cattolica deve fungere da capro espiatorio?

Ieri ha condiviso sul suo profilo Facebook un articolo di Dagospia dai toni piuttosto decisi, dal titolo “Che strano, chi si straccia le vesti per il Ddl Zan non ha capito una mazza della legge”. Ha riscontrato poca preparazione sulle opinioni in merito al tema?

Sì. Nell’articolo di Dagospia si evince come, dai sondaggi, una persona su due non ha letto o compreso il disegno di legge. In effetti, sono poche le persone con cui mi sono confrontato che entrano nel merito degli articoli che compongono il provvedimento. Tutti pensano che il Ddl Zan sia solo incentrato sulla difesa dei diritti civili ma pochi conoscono le norme al suo interno.

Ho letto affermazioni sul fatto che il Ddl Zan, seppur perfettibile, poteva essere un principio per un cambio di mentalità. È d’accordo?

Per nulla. Non è con l’imposizione dittatoriale del reato d’opinione o con le lezioni forzate della teoria gender a scuola che si formano le coscienze. Non bisogna costringere nessuno: bisogna piuttosto comprendere come insegnare il rispetto e l’amore per se stessi e per gli altri, indipendentemente dal loro credo, orientamento sessuale, condizione sociale e provenienza. Molti ragazzi che fuori manifestano a favore di Greta Thunberg e Zan, a scuola hanno atteggiamenti poco edificanti nei confronti di alcuni compagni.

Perché il mondo dello spettacolo si è schierato quasi completamente a favore del provvedimento Zan?

Non lo so ma non mi rincuora che i ragazzi si lasciano influenzare dalle varie Emma Marrone, Alessandra Amoroso ed Elodie di turno, anziché preoccuparsi di leggere dagli studiosi del settore e analizzare le fonti originali: ovvero il disegno di legge stesso.

Il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, ha fatto illuminare Palazzo dei Normanni con i colori dell’arcobaleno (qualche colore mancava, a dire il vero, anche se è apprezzabile l’impegno, ndr), in occasione del Palermo Pride su suo invito, in qualità di responsabile regionale del Dipartimento Libertà Civile di Forza Italia. Eppure si è levata qualche voce che ha parlato di ipocrisia da parte del suo partito..

Il Palazzo rappresenta tutti i colori politici, anche quelli che hanno votato a favore del Ddl Zan. Come si fa a criticare perfino un’idea come questa?

Palazzo dei Normanni, Palermo, illuminato di arcobaleno

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