Strappare lungo i bordi: la graphic novel che ritrae una generazione

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Un grido generazionale di giovani allo sbando alla ricerca del proprio posto nel mondo.

Conosciuto dal grande pubblico con il nome d’arte Zerocalcare, il fumettista romano Michele Rech – classe 1983 -, è riuscito magistralmente a rappresentare la “banalità della vita” nella serie di successo “Strappare lungo i bordi” approdata sulla piattaforma Netflix il 17 novembre 2021. Sei episodi brevi ricchi di schiettezza e quotidianeità; la serie è ispirata a fatti realmente vissuti da Zerocalcare che attraverso flashback e aneddoti, racconta le vicende del protagonista Zero (autoriferito) e dei compagni di scuola Sarah e Secco (personaggi fittizi), diretti verso qualcosa di incredibilmente difficile da comprendere ed accettare: il suicidio di Alice. 

A giudicare dalla sinossi della serie e dai dettagli ricchi d’ironia – come le battute in romano e le buffe conversazioni esistenziali tra Zero e l’Armadillo – lo spettatore non immagina che alla fine della serie avrà a che fare con l’elaborazione del suicidio di uno dei personaggi principali.

Gli amici di Zero incarnano ed esasperano alcune caratteristiche del suo carattere: Sarah è il suo alter ego femminile, Secco è la spontaneità mentre Alice è la dolcezza, la sensibilità e l’empatia. Infine, l’Armadillo rappresenta la sua coscienza, un flusso inarrestabile di pensieri che, quando prendono il sopravvento, sembrano condurre il protagonista all’interno di un sogno onirico fatto di aspettative vs realtà; sarà la possibilità di scegliere a catapultare il ragazzo nel mondo reale.

Zero è un eterno adolescente inadeguato dall’aspetto punk che vive le preoccupazioni dei nati agli albori degli anni ’80 e cresciuti durante gli anni ’90 in Italia. Il protagonista – così come i tanti ragazzi nati in quegli anni – non riesce a trovare il suo posto nel mondo e così, a distanza di anni e di vani tentativi d’emancipazione ed accettazione, capisce di essere impotente. Con il susseguirsi degli eventi Zero capisce che noi tutti non siamo altro che “fili d’erba in un grande prato” e pertanto non possiamo sorreggere il peso del mondo ne tantomeno convivere con il senso di colpa; l’unico modo per vivere la vita è affrontarla con leggerezza. Per lo stesso motivo è pressochè impossibile seguire con meticolosità la “linea esistenziale perfetta” che è stata tracciata per ognuno di noi facendo attenzione a “strappare accuratamente lungo i bordi”. La linea tratteggia i passi da compiere verso quel futuro brillante che tanto abbiamo sognato di raggiungere sin da bambini. Ad accompagnare questo percorso subentra la paura di sbagliare, di uscire al di fuori dei bordi. Questo sentimento paralizza il protagonista rendendolo un inetto incapace di rischiare e quindi di vivere appieno. Per spiegare questo concetto Zerocalcare riprende una frase celebre di Michael Rocchetti, fumettista italiano di successo: “Chi è felice è complice”. La “paralisi” rende Zero invidioso della felicità della vita altrui che osservata attraverso i suoi occhi sembra impeccabile.

A conclusione della serie il protagonista capisce che la vità è un susseguirsi di imprevisti e che è impossibile vivere cercando di non commettere errori preoccupandosi di seguire la “to do list” delle azioni irreprensibili da compiere perchè il tempo, così come le occasioni, non può esser sprecato in attesa del momento perfetto.

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