Il nuovo Consiglio comunale, sorridono i Caf

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Sono sette i consiglieri di Fratelli d’Italia a sedere nel nuovo Consiglio comunale di Catania. Daniele Bottino il più votato. Tra gli autonomisti le maggiori conferme.

Quello che è venuto fuori dalle urne di Catania è un Consiglio comunale quanto mai a trazione destrorsa. All’opposizione sono rimaste solo le briciole, rappresentate da Maurizio Caserta, candidato sindaco perdente con più del 20% di preferenze e 5 altri consiglieri. Tra questi figura Graziano Bonaccorsi del M5S, l’unico purosangue giallorosso, perché il secondo eletto è l’ex forzista Amato, che batte per 7 voti l’ex consigliera regionale Gianina Ciancio. Il risultato è la conferma di una caduta in verticale dei grillini. Nel Pd 3 volti nuovi: Damien Bonaccorsi, Anna Vullo e Gerri Barbagallo.

Gli autonomisti in Consiglio comunale

Tra gli autonomisti, divisi in due liste, la fanno da padrone Angelo Scuderi e Daniela Rotella, due rieeletti a conferma che la regola dei Caf a Catania prevale sulla regola dei Cap, ipotizzata a qualche giorno dal voto. Nella seconda lista dei lombardiani, Grande Catania, il più votato è il presidente del Consiglio comunale uscente Sebastiano Anastasi. Lo seguono Alessandro Campisi e Orazio Grasso, che insieme al loro presidente si riconfermano tra gli scranni che si affacciano su piazza Università. La novità tra gli autonomisti è rappresentata da Serena Spoto, trainata con forza dall’accoppiamento con Anastasi. Il certosino lavoro sul territorio e l’impeccabile strategia cercavoti hanno portato ad un risultato importante: la riconferma di 5 consiglieri su 11 totali di “sopravvissuti”.

Bottino recordman

Tra gli rieletti al Consiglio comunale Daniele Bottino, recordman di preferenze, Andrea Barresi e Paola Parisi. Anche in questa occasione il Caf batte il Cap e conferma la regola. Nella loro lista ( Fratelli d’Italia) eletti anche Giovanni Magni, consigliato, caldeggiato e fortemente sostenuto dalla segreteria di Corso Sicilia e dal Presidente dell’Ars Gaetano Galvagno. Ex senatore accademico, Magni potrà sfoggiare la sua dialettica a pochi metri di distanza da dove si era già messo in gioco. Insieme a lui l’avvocato Erio Buceti, presidente uscente del IV Municipio ed Erika Bonaccorsi, con cui ha fatto coppia elettorale. Infine, eletta anche la figlia di Nuccio Lombardo, Viviana, già nella corte di Salvo Pogliese, assessore con Roberto Bonaccorsi facente funzioni per via della sospensione del primo cittadino.

Tra i leghisti parecchi scontenti

Nella lista di Trantino 4 new entry al Consiglio comunale : Giovanni Curia, figlio dell’ex consigliere Mario, Alessia Trovato, Anthony Manara e Fabio Currò. Nella lista della Democrazia Cristiana va bene ad un ex consigliere di due legislature fa, Maurizio Mirenda, anch’egli eletto con la forza dei Caf, Simona latino e Salvo Spadaro. Nelle fila di Forza Italia rientra Riccardo Pellegrino, che fu candidato sindaco, con scarsi risultati nel 2018. Poi troviamo Melania Miraglia, Milena Monteleone e Piermaria Capuana, ex assessore al comune di San Giovanni La Punta, figlio di Daniele che è stato consigliere comunale a Catania e assessore provinciale. Infine si conferma consigliere Giovanni Petralia, pupillo di Marco Falcone. Lui è l’unico dei superstiti di quello che fù il gruppo degli azzurri al Consiglio comunale, visto che Dario Grasso è stato bocciato dall’elettorato, così come Agatino Giusti, un pò troppo girovago di liste ed infine approdato alla corte di Valeria Sudano ma senza l’appoggio necessario per approdare in Consiglio comunale. Appoggio che non è, invece, mancato a Giuseppe Gelsomino, in odore di dimissioni per diventare assessore e lasciare il posto a Santo Arena. In prima l’Italia sorridono anche il consigliere uscente del II Municipio Andrea Cardello, Pippo Musumeci, Maurizio Zarbo e Valentina Sanglimbene, figlia d’arte al Consiglio comunale.

I Fratelli ed ex fratelli delusi

Tra gli esclusi Santo Russo, che paga forse qualche sceneggiata di troppo con tanto di esternazione, subito rientrata, di lasciare i meloniani . Sara Pettinato, dissidente dell’ultima ora di Fratelli d’Italia, approda alla Lega, anche se alle regionali aveva intenzione di candidarsi con De Luca (intenzione abortita dopo una chiacchierata non si sa bene quanto amichevole con Luca Sammartino in persona). Distante dal traguardo si ferma Santi Bosco, che nella lista dei fratelli italiani non raggiunge nemmeno 1000 voti. Niente da fare nemmeno per i pupilli dell’ex assessora alla Cultura Barbara Mirabella: Andrea Bruno e Giovanna Micale. Fuori dal Palazzo degli Elefanti anche l’ex presidente della IX Municipalità Angelo Patanè. Cocente delusione per Agata Scalia, che non è riuscita a tenere il passo di Giovanni Magni in una coppia a dir poco mal assortita e dal supporto evidentemente asimmetrico. A Francesca Raciti, ex presidente del Consiglio comunale con Enzo Bianco Sindaco, va male il doppio salto carpiato dai Dem a Fratelli d’Italia. Il salto, nelle intenzioni spettacolare, finisce con un capitombolo stile Fantozzi.

Degna di nota la sconfitta del presidente uscente del III Municipio Paolo Ferrara nelle fila di Forza Italia e del “Re dei Caf” autonomisti Bruno Bruccheri che in coppia con Maria Grazia Feliccioli non riesce a vedere l’alba della lunga notte dello spoglio. Qui si infrange anche la regola dei Caf. Ma è l’eccezione che la conferma.

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