A sancirlo, con l’assoluzione di Salvatore Adonia perché “il fatto non sussiste”, la Quarta sezione penale del Tribunale di Catania.
Sono stati otto anni di calvario giudiziario per Salvatore Adonia, 52 enne catanese, accusato di aver abusato sessualmente senza la volontà della vittima, tra l’estate del 2014 e il gennaio del 2015, la figlia della sua convivente. Alla luce della sentenza di assoluzione Adonia chiede ora “Giustizia nei confronti dello Stato per l’eccessiva durata del processo e nei confronti di chi ha proposto la denuncia (la minore ovviamente all’epoca non aveva la capacità di agire né tantomeno di costituirsi parte civile per pretendere un risarcimento per abusi inesistenti). Inoltre Adonia chiede giustizia anche nei confronti dei familiari e affini della minore che si sono prestati a dichiarazioni inveritiere nel tentativo di farlo condannare pur sapendolo innocente”, riferisce il suo legale Pietro Ivan Maravigna.
Il legale continua esprimendo un misto di gioia e amarezza dinnanzi alla sentenza: “Non c’è motivo di esprimere contentezza per i lunghi tempi del processo. In sette anni l’imputato è stato annichilito psicologicamente. Vi è amarezza perché nella fase delle indagini preliminari, si è assistito ad un eccessivo accanimento investigativo nei confronti del mio assistito, nonostante i chiari inviti del Gip di prestare maggiore cautela nelle valutazioni rese dalla minore. Durante il dibattimento – continua l’avvocato Maravigna – che le dichiarazioni della minore erano eterodirette e oggetto di manipolazione così come accertato da intercettazioni telefoniche e ambientali già conosciute in quella fase d’indagine, da parte di familiari che non vedevano di buon occhio la convivenza di Adonia con la madre della minore”.
Soddisfazione invece è espressa dallo stesso Maravigna per un sistema giudiziario che al di là delle lungaggini fa emergere la verità e perché “Salvatore Adonia potrà tentare di riannodare la sua vita”, sconvolta da questa vicenda giudiziaria avendo accanto “la sua compagna che mai per un solo istante ha dato credibilità alle tremende accuse rivolte dalla propria figlia. Avrà accanto che al processo lo hanno disegnato come il padre che non avevano mai avuto”.
Questa vicenda ora continuerà in altre sedi, con la lezione che “Una falsa denuncia può distruggere un individuo e una sentenza di assoluzione che arriva dopo sette anni può solo parzialmente limitare i danni”, conclude Pietro Ivan Maravigna.